Pio XII e Maria Valtorta

Da Wiki Maria Valtorta.
Papa Pio XII è stato il 260º papa della Chiesa cattolica e 2º sovrano dello Stato della Città del Vaticano dal 1939 alla sua morte avvenuta nel 1958

Nato il 2 marzo 1876 e morto il 9 ottobre 1958, Pio XII fu il 260º papa della Chiesa cattolica. Il suo pontificato coincise con gli anni di redazione de L'Evangelo come mi è stato rivelato, e il pontefice fu informato dei progressi dell'opera. Egli offrì un importante sostegno agli sforzi per la sua pubblicazione, affrontando forti opposizioni all'interno del Sant'Uffizio.

L’Opera di Maria Valtorta è stata approvata e sostenuta dal Papa?

Si, il sostegno di Pio XII alle visioni di Maria Valtorta[1] fu effettivo ed esplicito.

Consegna degli scritti di Maria Valtorta in Vaticano

Nel prestare servizio presso l’Ospedale San Gallicano a Roma, dove aiutava nelle confessioni, padre Berti Berti ebbe modo di conoscere mons. Norese, archivista della Segreteria di Stato e della Segreteria papale. L’Opera di Maria Valtorta non era ancora pubblicata, ma era disponibile nella copia dattiloscritta.

Mons. Norese aveva accesso al tavolo di lavoro del Papa a cui consegnava lettere, plichi e pacchi. Fu così che, dietro richiesta di padre Berti, egli potette portare in Vaticano i fascicoli, che giunsero così nelle mani di Pio XII.

Nei loro incontri successivi, mons. Norese informava padre Berti di vedere avanzare il segnalibro nei fascicoli, segno che il Papa li stava leggendo. Venne il momento di conoscere il pensiero di Pio XII in merito a quella lettura.
Osservatore Romano, 27 febbraio 1948

L’udienza papale

Si approfittò di una domanda di udienza del padre Andrea M. Cecchin, priore del Convento in cui risiedevano i padri Migliorini e Berti. Dovendo sottoporre al Santo Padre una questione inerente al suo ufficio, si fece ricevere con i due confratelli.

L’Osservatore Romano del 27 febbraio 1948, che riporta in prima pagina le udienze papali, conferma che Papa Pio XII ricevette padre Migliorini, confessore di Maria Valtorta, un suo confratello padre Berti (professore di teologia dogmatica) e il loro superiore, padre Andrea M. Cecchin, o.s.m. (Servi di Maria).

Padre Miglioirini, troppo emozionato, lasciò la parola a padre Berti. Il Papa mostrò di aver preso conoscenza dell’Opera e sappiamo, grazie alla testimonianza dei partecipanti[2], che il 26 febbraio 1948 egli concluse l’udienza in modo del tutto naturale con questo incoraggiamento:
Pubblicate l'opera così com'è. Non vi è motivo di esprimere un'opinione quanto alla sua origine, che sia straordinaria o no. Chi legge capirà.
Il beneplacito papale, autorevole al sommo[3] ma ufficioso e privato, rimanendo nella cerchia dei tre Serviti ricevuti in udienza, non potette interferire nella questione valtortiana, già di competenza del severo Sant’Uffizio[4], che bloccò gli sforzi di Berti e Migliorini per arrivare a pubblicare l’opera.

Tuttavia, confermando l’intuizione di padre Berti, fu sorprendente constatare quanto l’entourage diretto del Papa fosse favorevole all’Opera di Maria Valtorta, al punto da rivolgersi alla mistica per chiedere dove si trovasse la tomba di San Pietro, allora oggetto di ricerca: una richiesta che evidenziava chiaramente il grado di credibilità di cui godeva Maria Valtorta presso la Segreteria di Stato, la più alta autorità del Vaticano.

Un Papa che aveva familiarità con eventi mistici

Per validi motivi, Papa Pio XII aveva una certa familiarità con eventi mistici.

Nell'aprile del 1937, il cardinale Eugenio Pacelli era un collaboratore molto stretto di Pio XI e dirigeva la Segreteria di Stato, il dicastero più importante del Vaticano in quanto direttamente al servizio del Papa. In quel periodo, la sorella minore, marchesa Elisabetta Pacelli, gli presentò una giovane di 21 anni che l’aveva avvicinata in Piazza San Pietro.

Luigina Sinapi, questo il nome della ragazza, aveva ricevuto dalla Vergine Maria, nel luogo detto Tre Fontane (le Tre Fontane) a Roma, il seguente messaggio:
«Tornerò in questo luogo. Mi servirò di un uomo che oggi perseguita la Chiesa, vuole uccidere il Papa. Ora vai in San Pietro, troverai una signora, così vestita […]. Lei ti condurrà dal fratello cardinale. Porterai a lui il mio messaggio. Inoltre dirai al cardinale che presto sarà il nuovo Papa.»
Lettera autografa del card. Eugenio Pacelli

E così fece. La giovane veggente trasmise quindi il messaggio che aveva appena ricevuto al Cardinale Eugenio Pacelli.

Nel momento in cui la giovane Luigina venne a annunciargli le sue profezie, il cardinale Pacelli scriveva la prefazione a Un Appello all'Amore, un libro di rivelazioni private affidate a suor Joséfa Menéndez (1890-1923). Rivelazioni di grande importanza che Maria Valtorta lesse a partire dal 22 gennaio 1949[5], dopo aver ricevuto le sue visioni sulla vita di Gesù. Riconobbe in esse l'Autore divino che l'aveva ispirata anche lei.

Le profezie si avverarono: prima l’elezione di Pio XII, due anni dopo, nel marzo del 1939, e poi le apparizioni alle Tre Fontane nell’aprile del 1947, quasi dieci anni dopo, giorno più giorno meno, a Bruno Cornacchiola, che si convertì e andò a raccontare tutto al Papa che in precedenza aveva cercato di uccidere. Ma Pio XII aveva precedentemente confidato al padre Riccardo Lombardi, un gesuita, che sapeva già tutto.

Queste coincidenze colpirono il Sommo Pontefice, che consultava spesso la veggente, sia tramite colloqui telefonici che tramite visite. Questo "privilegio" era mal visto dai prelati del Sant'Uffizio. A questi ultimi Luigina Sinapi portò un messaggio dal Cielo durante una visita in Vaticano nel gennaio del 1950; li avvisava del male che stavano facendo alle anime ostacolando l’opera di Maria Valtorta all’insaputa del Papa. La reazione fu violenta, arrivando a minacce, brutalità fisiche e persino a una minaccia esplicita di stupro da parte di un prelato, che rimase paralizzato fino a quando non riconobbe quella violenza.

Questi misfatti furono riferiti a Maria Valtorta da due persone di fiducia, vicine al Vaticano. Sono trattati in un altro articolo. Essi non fanno che confermare le pratiche deleterie del Sant'Uffizio e il sostegno personale di Pio XII all’opera di Maria Valtorta.

Questi pochi elementi evidenziano chiaramente l'interesse di Pio XII per le rivelazioni private e il suo desiderio di esercitare personalmente il suo giudizio in questo ambito, al di là dei censori del Sant'Uffizio.

L’Opera progredisce in un clima favorevole

Persona vicina al Papa, a cui organizzava tutte le cerimonie religiose, e confidente di Pio X, mons. Carinci si recò personalmente in casa Valtorta[6], a Viareggio, l'11 aprile 1948, solo poche settimane dopo l'udienza papale. Nel suo ruolo aveva dovuto supervisionare 62 processi di canonizzazione e 200 di beatificazione. Si può ben dire che non si lasciava facilmente impressionare. Così, quando scrisse
viene spontaneo di ringraziare il Signore per averci dato, per mezzo di questa Sofferente, inchiodata in letto, un’Opera così letterariamente bella, così dottrinalmente e spiritualmente elevata[7]
mons. Carinci riconosceva così l'origine divina dell'Opera e il suo grande valore.
Retro frontespizio del fascicolo stampato nel 1948 che riporta l’imprimatur di mons. Barneschi
Come richiesto da Gesù, durante questo primo incontro, Maria Valtorta – che nutriva una fiducia limitata nell'ordine dei Serviti di Maria, a cui l'Opera era stata affidata[8] – chiese a mons. Carinci di prendersi cura dell'approvazione dell'Opera.

Il 20 maggio 1948, Maria Valtorta annota il clima di fiducia che ora regna, soprattutto grazie al Padre Berti[9].

Nell'estate del 1948, Parole di Vita eterna viene pubblicato con l’imprimatur di monsignor Barneschi. È una bozza di quello che diventerà L'Evangelo come mi è stato rivelato.

Il 25 ottobre 1948, Maria Valtorta annuncia la probabile uscita del primo volume[10].

Non si può pensare che tutto ciò possa essere accaduto nell'entourage del Vaticano senza il parere favorevole del Santo Padre. D'altronde, egli si prese cura dell'Opera non appena il Sant'Uffizio iniziò il suo atteggiamento ostile, che sfociò, dopo la morte di Pio XII, nella ben orchestrata messa all'Indice[11].

Il suo sostegno durante il periodo di tensione

il 25 ottobre 1948, il S. Padre Papa Pio XII, attraverso la trafila dei M.r Montini e Tardini fa sapere al padre Gargiani, Procuratore Generale O.S.M., di rivolgersi al Vescovo di Aquino[12] per ottenere una seconda e più valida approvazione, e di stampare e tenere conferenze in tipografie e sale non appartenenti alla Città del Vaticano, per non suscitare danni all'opera da parte di prelati ostili[13]. S.E. il Vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo, mons. Fontevecchia, esaminò la questione, si disse disposto ad approvare.

Il 29 novembre 1948, quando le rotative stavano per mettersi in moto, il Santo Uffizio fece chiamare il P. Procuratore Generale dell'Ordine Servi di Maria e gli intimò di dire a padre Berti e padre Migliorini di non occuparsi più dell'opera se non volevano essere colpiti dai decreti del Santo Uffizio per avere abusivamente carpito (?) l'approvazione di Monsignor Barneschi contrariamente alle norme del Diritto Canonico, perché detto monsignore non è il vescovo della casa editrice, né dell'Autore, e soprattutto perché: «È il vescovo degli zulù».

Interpellati padre Bea, mons. Carinci, mons. Fontevecchia e altri monsignori e padre Gesuiti, a padre Berti fu detto di andare “avanti lo stesso. Non possono farvi nulla”[14].

Tuttavia, i padri Serviti non si arrischiarono a pubblicare l’Opera che poteva essere fermata dal Sant’Uffizio, e neppure contravvenire agli ordini di quest’ultimo, dopo che esso ha minacciato una sospensione a Divinis.

Il 23 dicembre 1948, l’Eterno Padre detta a Maria Valtorta una supplica indirizzata al Santo Padre, con cui lo invita a difendere con autorità e fermezza un’Opera che sarà gloria per il suo pontificato[15]. Non sappiamo se Pio XII ha avuto modo di leggerla.

Il 9 gennaio 1949, prendendo atto delle difficoltà, Maria Valtorta scrive direttamente a mons. Alfonso Carinci, comunicandogli “che continue e sempre più forti difficoltà vengono innalzate da alcuni prelati ad impedire la soluzione della faccenda dell’Opera”[16].



 


Elle fut bien inspirée de le faire, car ce proche de Pie XII, homme de piété et de pitié, sut neutraliser par la diplomatie l’offensive du Saint-Office. Il fit remonter l’arbitrage au Saint-Père et mobilisa "les personnages illustres" qui défendirent l’Œuvre[17].

Cependant sa première réaction fut de temporiser et de minimiser les intentions du Saint-Office : les âmes saintes n’imaginent pas le mal, elles font confiance en tout[18].

Au reçu de sa première lettre, Maria Valtorta lui répond immédiatement en l’assurant de sa confiance et de son obéissance[19]. Mgr Carinci montre cette lettre au Saint-Père quelques jours après. Il note la réaction favorable de Pie XII qui lui dit s’occuper du Saint-Office[20].

Ainsi donc le Pape en personne s’occupait bien du cas de Maria Valtorta. Mais la réaction ne fut pas une réaction d’obéissance. Tout au contraire : le 5 février 1949, l’Œuvre est brusquement stoppée. Le Père Berti est convoqué en dehors de toutes procédures par deux censeurs, dont Mgr Giovanni Pepe, en charge de la censure des livres, celui-là même qui sera licencié par Pie XII trois ans plus tard pour une faute qui démontrait le peu d’importance que le Saint-Office accordait à l’avis du Pape[21].

Sur l'initiative de Mgr Carinci, une deuxième entrevue avec le Saint-Père fut programmée ce qui suspendit temporairement l’offensive du Saint-Office. Mais cette seconde entrevue n’eut pas lieu pour deux raisons : parce que l’année sainte de 1950 mobilisa l’emploi du temps du Souverain-Pontife et parce que l’entourage du Pape, pourtant favorable à Maria Valtorta, ne souhaitait une confrontation directe avec le Saint-Office que l’on craignait.

Mgr Carinci organisa une supplique au Saint-Père où figurèrent les personnages d’autorité dont nous avons parlé, "les personnalités illustres" dont se moquera plus tard le Saint-Office, les taxant de naïveté. Datée du 29 janvier 1952, cette supplique de hauts personnages aboutit sur le bureau … du Saint-Office.        

Le 29 juin 1952, fête des saints apôtres Pierre et Paul, Mgr Carinci célèbre la messe dans la chambre même de Maria Valtorta à Viareggio, lui causant une joie indicible[22].        

En août, Mgr Giovanni Pepe est démis de ses fonctions pour avoir mis à l’Index, sans l’avis du Pape, des livres parlant de Padre Pio.      

C’est ainsi que les premiers tomes du Poema dell’Uomo-Dio purent sortir sans encombre à partir de 1956, mais peu de temps après la mort de Pie XII et le lendemain même de la cessation de fonctions de Mgr Carinci (5 janvier 1960), l’Osservatore romano publiait l’indigne mise à l’Index patiemment construite par certains membres du Saint-Office dans l’ombre des couloirs.      

Mais leur victoire fut de courte durée, car si l’Œuvre de Maria Valtorta avait perdu ces puissants défenseurs le Ciel ne la laissa pas sans défense.        

Le 8 décembre 1963, quand le cardinal Josef Frings déclara sous les applaudissements de l’assemblée conciliaire que :
Nul ne peut être condamné sans avoir été entendu, sans avoir eu la possibilité de se défendre et aussi de se corriger[23].
Il ne parlait pas des mœurs régnant à l’époque dans les polices d’au-delà du rideau-de-fer, mais des procédures du Saint-Office qui étaient pour beaucoup "un objet de scandale" [24].  

Bientôt l’Index allait être supprimé, en droit et en conséquence. L’Œuvre allait alors illuminer le chemin de sept saints et bienheureux à la suite du Vénérable Pie XII[25].

Notes et références

  1. Quelle della vita di Gesù che gli furono presentate, che lesse e che sono ormai conosciute con il titolo L'Evangelo come mi è stato rivelato.
  2. Padre Berti, promotore del ricorso al Papa, testimoniò in particolare queste parole nella sua dichiarazione giurata dell'8 dicembre 1978, Exposé, § 3. Rinnovò la sua testimonianza il 20 febbraio 1980 in un articolo pubblicato su una rivista domenicana (Rivista di ascetica e mistica, divenuta Vita cristiana). Le sue affermazioni non furono mai smentite.
  3. Secondo il Codice di Diritto Canonico (articoli 218 e 219 del Codice di Diritto Canonico del 1917), il Papa detiene il giudizio finale in materia di rivelazioni.
  4. Pio X ricordava che anche le apparizioni o rivelazioni riconosciute, "non furono né approvate né condannate dalla Sede Apostolica, ma solo passate come da piamente credersi con sola fede umana" (Encyclique Pascendi Dominici Gregis, § 75 du 8 septembre 1907).
  5. Quadernetti, aneddoto del 22 gennaio 1949, trascritto il 28 giugno 1949.
  6. Pro e contro Maria Valtorta {it}, page 73.
  7. Attesta di Alfonso Carinci del 1952. Pro e contro Maria Valtorta, settima edizione, 2022
  8. Lettere a Madre Teresa Maria, Volume 2, 12 gennaio 1947.
  9. I Quaderni del 1945-1950, 20 maggio 1948.
  10. Lettere a Madre Teresa Maria, Volume 2, 25 ottobre 1948.
  11. Vedi À la rencontre de Maria Valtorta, Tome 1, p. 95 e seguenti, 2019, CEV.
  12. Nel territorio della diocesi di Aquino-Sora-Pontecorvo (il cui Vescovo era in quegli anni mons. Michele Fontevecchia) si trova la cittadina d'Isola del Liri (provincia di Frosinone), dove la "Tipografia Editrice M. Pisani" stampava libri religiosi per conto di ambienti cattolici romani. Sembrerebbe, dunque, che fin dal 1948 si pensava di commissionare a Pisani la stampa dell'Opera di Maria Valtorta da parte delle persone (religiosi e laici) che a Roma avrebbero voluto esserne gli Editori. Certo è che Michele Pisani, interpellato come tipografo, si propose come editore in proprio dell'Opera, oltre ad esserne stampatore, arrivando a stipulare un contratto direttamente con Maria Valtorta a Viareggio il 6 ottobre 1952.
  13. Lettere a Madre Teresa Maria, Volume 2, 11 novembre 1948, p. 160.
  14. Lettere a Madre Teresa Maria, Volume 2, 16 dicembre 1948.
  15. Quadernetti, 23 dicembre 1948.
  16. Lettere a Mons. Carinci, 9 gennaio 1949.
  17. Parmi eux : le cardinal Augustin Bea, confesseur de Pie XII, Directeur de l'Institut Biblique Pontifical; Camillo Corsànego, Doyen des conseillers consistoriaux en charge des procès de canonisation; Mgr Ugo Lattanzi, Doyen de l'université pontificale du Latran; Mgr Maurizio Raffa, Directeur du Centro internazionale di comparazione e sintesi, déclaré juste parmi les nations; Vittorio Tredici, Président de l’association des industries minières italiennes, déclaré juste parmi les nations, etc.
  18. Cf. 1 Corinthiens 13, 7.
  19. Lettere a Mons. Carinci {it}, 20 janvier 1949.
  20. Ib°, Notes de Mgr Carinci en marge de la lettre du 20 janvier 1949.
  21. À la rencontre de Maria Valtorta, Tome 1, page 105.
  22. Pro e contro Maria Valtorta, Gli attesti del 1952 e une petizione a Pio XII, page 73.
  23. Assemblée du 8 novembre 1963.
  24. Ib°.
  25. Saint Jean-Paul II, saint Paul VI, saint Padre Pio, sainte Mère Teresa de Calcutta, le bienheureux Gabriele M. Allegra, la bienheureuse Mère Inès du Très-saint sacrement, le bienheureux Luigi Novarese, tous lecteurs ou promoteurs de L’Évangile tel qu’il m’a été révélé.