Capi delle sinagoghe

Da Wiki Maria Valtorta.
Ritratto di un rabbino con scialle da preghiera” di Isidor Kaufmann

I capi delle sinagoghe o archisinagoghi (dal greco archisynagogos), erano i responsabili amministrativi delle sinagoghe nell'antichità ebraica. Figura paragonabile ai moderni parroci delle comunità cristiane, l'archisinagogo sovrintendeva al culto e all'organizzazione della vita religiosa locale.

Secondo le fonti evangeliche, questa categoria di dirigenti religiosi si mostrò generalmente favorevole a Gesù, costituendo un'eccezione rispetto all'atteggiamento più critico di altre componenti del clero ebraico del tempo.

Nota terminologica: mentre la traduzione corretta del termine greco è "archisinagogo", nell'Opera L’Evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta viene utilizzato il termine di “sinagogo”.

Ecco alcuni dei capi delle sinagoghe che incontriamo nell'Opera valtortiana:

Per saperne di più

Sinagoga deriva dal greco "synagogué" che significa "assemblea". Esse apparvero al tempo dell'Esilio babilonese (597 a.C. e 537 a.C.), dopo la distruzione del primo Tempio di Gerusalemme, momento di grandi prove e di grande ritorno alla fede per il popolo ebraico. Il latino "ecclesia" da cui deriva la parola "chiesa" ha lo stesso significato.

I fedeli vi si riunivano per il sabato (che iniziava il venerdì alle 18.00) e per ogni festa sotto la presidenza di un capo della sinagoga. Una tribuna era riservata a lui così come al lettore. Vi si faceva infatti la lettura di un brano della Legge e poi di un profeta. I rotoli sacri, manipolati da un servente, erano raggruppati nel "santo", isolato da un velo per richiamare il "santo dei santi" del Tempio. Il lettore poteva essere un fedele.

Dopo un'esortazione o dei commenti, come riferiscono numerosi passi del Vangelo, l'ufficio si concludeva con la formula rituale di benedizione (benedizione mosaica).

Le chiese, i templi e le moschee riprendono questo modello di luogo e di principio di culto a Dio.

Note