Mattia di Betlemme

Da Wiki Maria Valtorta.
Mattia di Betlemme
L'Apostolo Mattia di Peter Paul Rubens (1612)

In gioventù il suo nome era Tobia, ed era uno dei dodici pastori di Betlemme che si recarono ad adorare Gesù Bambino nella notte della Natività[1]. Diventa prima discepolo di San Giovanni Battista poi, dopo il martirio del Precursore, diventa un discepolo di Gesù. È annoverato tra i settantadue discepoli[2] prima di essere poi eletto apostolo in sostituzione di Giuda di Keriot[3]. Mattia fu testimone della Natività[4], della Passione[5] della Morte[6], della Resurrezione[7] e dell'Ascensione[8] di Nostro Signore Gesù Cristo.

Il padre di Tobia si chiamava Mattia e viene ucciso durante gli eventi relativi alla strage degli Innocenti (il disumano massacro dei bambini perpetrato da Re Erode), così egli assume il nome Mattia a ricordo del padre. Durante il Primo anno della Vita pubblica[9] Gesù ritrova due pastori della Natività, Elia e Levi, chiedendo loro informazioni sugli altri pastori:

«E gli altri? Eravate dodici: Elia, Levi, Samuele, Giona, Isacco, Tobia, Gionata, Daniele, Simeone, Giovanni, Giuseppe, Beniamino. Mia Madre mi diceva sempre i vostri nomi. Come dei miei primi amici».

«Oh!». I pastori sono sempre più commossi.

«Dove sono gli altri?».

«Il vecchio Samuele morto, per età, da vent’anni. Giuseppe ucciso per aver combattuto sulla porta del chiuso, dando tempo alla sposa, madre da poche ore, di fuggire con costui che io ho raccolto per amore dell’amico e per… e per avere ancora dei bambini intorno. Anche Levi ho preso meco… Era perseguitato. Beniamino è pastore sul Libano con Daniele. Simeone, Giovanni e Tobia, che ora si fa chiamare Mattia a ricordo del padre, anche lui ucciso, sono discepoli di Giovanni. Giona è nel piano di Esdrelon, a servizio di un fariseo. Isacco è con le reni spezzate, in miseria assoluta, e solo, a Jutta. Lo aiutiamo come possiamo… ma siamo tutti percossi e sono gocce di rugiada in un incendio. Gionata è ora servo di un grande di Erode». (EMV 75.4)

Insieme a Giovanni e Simeone (altri due pastori della Natività), Mattia era diventato, infatti, un discepolo di Giovanni Battista. Gesù incarica Giuseppe detto il giusto, (il figlio di Giuseppe di Betlemme, uno dei dodici pastori della Natività), di cercare gli altri pastori e riunirli, ora che Giovanni Battista è stato arrestato per la prima volta. Mattia, insieme a Giovanni e Simeone, s'incontrano per la prima volta, dopo tanti anni dalla notte nella quale adorarono Gesù Bambino, con Gesù divenuto adulto, presso il guado del fiume Giordano:

Ormai i due gruppi sono a pochi metri l’uno dall’altro. Gesù già sorride del suo sorriso che non si può descrivere. Giuseppe affretta il passo. Le pecore si dànno a trottare anche loro, spinte dai mandriani.

«La pace sia con voi», dice Gesù alzando le braccia come per un abbraccio. E specifica: «La pace a te Simeone, Giovanni e Mattia, miei fedeli, e fedeli di Giovanni il Profeta! Pace a te, Giuseppe», e lo bacia sulla gota. Gli altri tre sono ora in ginocchio. «Venite, amici. Sotto queste piante, sul greto del fiume, e parliamo».

Scendono, e Gesù siede su un radicone sporgente, gli altri in terra. Gesù sorride e li guarda fisso fisso, uno per uno: «Lasciate che Io conosca i vostri volti. Gli animi già li conosco come quelli di giusti che perseguono il Bene, da loro amato contro tutte le utilità del mondo. Vi porto il saluto di Isacco, Elia e Levi. E un altro saluto, quello della Madre mia. (EMV 81.1)

Poi Gesù chiede informazioni su Giovanni Battista:

«Notizie del Battista ne avete?».

Gli uomini, sin qui imbavagliati dalla soggezione, si rinfrancano. Trovano parole: «È ancora in prigione. E il nostro cuore trema per lui, perché è in mano di un crudele dominato da una creatura di inferno e circondato da una corte corrotta. Noi lo amiamo… Tu lo sai che lo amiamo e che egli merita il nostro amore. Dopo che Tu lasciasti Betlemme, noi fummo percossi dagli uomini… ma più che dal loro odio fummo desolati, abbattuti, come piante che un vento ha troncato, per avere perduto Te. Poi, dopo anni di pena, come chi abbia le palpebre cucite e cerchi il sole e non lo possa vedere, perché è anche chiuso entro una carcere e neppur lo vede il sole nel tepore che sente sulle sue carni, ecco che abbiamo sentito che il Battista era l’uomo di Dio, predetto dai Profeti per preparare le vie al suo Cristo, e siamo andati da lui. Ci siamo detti: “Se egli lo precede, andando da lui lo troveremo”. Perché eri Tu, Signore, quello che cercavamo».

«Lo so. E mi avete trovato. Io sono con voi». (EMV 81.2)

Gesù organizza la liberazione del cugino ordinando a Giuda di Keriot di andare a vendere i gioielli che gli erano stati donati da Aglae. Giuda, accompagnato da Giovanni di Zebedeo, si reca a Gerico e vende i gioielli all'usuraio Diomede[10], poi Gesù affida a Giovanni e Mattia la grossa somma di denaro ricavata della vendita dei preziosi, che utilizzeranno per corrompere la guardia carceraria e così liberare Giovanni Battista. Dopo Simeone, Giovanni e Mattia si recano all'Acqua speciosa per informare Gesù che il Precursore è stato liberato:

«Maestro, ci sono tre amici. Guarda», dice Giovanni entrando nella cucina, dove arde allegro un grande fuoco di stipe spandendo un odore grato di bosco e di alloro bruciato.

«Oh! La pace a voi, amici miei. Come mai venite a Me? Sventura al Battista?».

«No, Maestro. Con sua licenza siamo venuti. Egli ti saluta e dice di raccomandare a Dio il leone inseguito dagli arcieri. Non si illude sulla sua sorte. Ma per ora è libero. Ed è felice perché sa che Tu hai molti fedeli. Anche quelli che prima erano suoi. Maestro… noi pure ardiamo di esserlo, ma… non vogliamo abbandonarlo ora che è perseguitato. Comprendici…», dice Simeone.

«Vi benedico perché lo fate, anzi. Il Battista merita ogni rispetto e amore».

«Sì. Dici bene. È grande il Battista e sempre più giganteggia. Sembra l’agave che, quando è presso a morire, fa il grande candelabro del settiforme fiore e fiammeggia con esso e profuma. Così lui. E sempre dice: “Solo vorrei vederlo una volta ancora…”. Vedere Te. Noi abbiamo raccolto questo suo grido d’anima e, senza dirglielo, te lo portiamo. Egli è “il Penitente”, “l’Astinente” è. E si macera anche del desiderio santo di vederti e di udirti. Io sono Tobia, or Mattia. Ma penso che non di verso da lui doveva essere l’arcangelo dato a Tobiolo. Tutto in lui è saggezza».

«Non è detto che Io non lo veda… ». (EMV 127.1)

Durante l'ultimo incontro di Gesù con San Giovanni Battista, in una grotta presso Enon[11], avvenuto nel Secondo anno della Vita pubblica[12], il Precursore raccomanda al Signore i suoi discepoli e menziona Mattia come uno dei tre discepoli che gli sono più cari:

«Che vuoi da Gesù, tuo Maestro e cugino?».

«Io vado a morire. Ma come un padre si preoccupa dei figli suoi, io dei miei discepoli mi preoccupo. I miei discepoli… Tu sei Maestro e sai come per essi è vivo in noi l’amore. L’unica pena del mio morire è la tema che essi si perdano come pecore senza pastore. Raccoglili Tu. Io ti rendo i tre che sono tuoi e che mi furono perfetti discepoli in attesa di Te. In essi, e specie in Mattia, è realmente presente la Sapienza. Altri ne ho. E a Te verranno. Ma questi, lascia che io te li affidi personalmente. Sono i tre più cari».

«Ed Io cari li ho. Va’ tranquillo, Giovanni. Non periranno. Né questi né gli altri che hai, veri discepoli. Io raccolgo la tua eredità e la veglierò come il tesoro più caro venuto dal perfetto amico mio e servo del Signore». (EMV 148.2)

Nel corso del Secondo anno della Vita pubblica di Gesù[13] San Giovanni Battista viene catturato una seconda volta e viene rinchiuso nella fortezza di Macheronte, presso la riva est del Mar Morto. Grazie a Mannaen, fratello di latte di Erode Antipa e anch'esso discepolo del Battista, Mattia viene preso a servizio nelle cucine della fortezza[14]. Le circostanze della morte per decapitazione di San Giovanni Battista riportate dai Vangeli[15] vengono riferite a Mattia da Selma, l'ancella di Erodiade (grazie a lei conosciamo tutti i dettagli della conversazione intercorsa tra Erodiade e Salomé) e dalle testimonianze di altri servi della corte. Insieme a Giovanni e Simeone, Mattia raccoglie il corpo del Precursore e lo seppellisce, poi vanno a Cafarnao per informare Gesù del martirio di San Giovanni Battista[16]:

Delle voci agitate si sentono nell’orto. Chiedono con ansia:

«Il Maestro! Il Maestro! Qui è?».

Risponde la voce cantante della padrona di casa: «Nella stanza alta è. Chi siete? Malati?».

«No. Discepoli di Giovanni e vogliamo Gesù di Nazaret».

Gesù si affaccia dalla finestra dicendo: «La pace sia a voi…

Oh! Voi siete? Venite! Venite!».

Sono i tre pastori Giovanni, Mattia e Simeone. «Oh! Maestro!», dicono alzando il capo e mostrando un volto addolorato. Neppure la vista di Gesù li rasserena. Gesù lascia la stanza andando loro incontro sulla terrazza. Mannaen lo segue. Si incontrano proprio là dove la scaletta sbocca sul terrazzo assolato. I tre si inginocchiano baciando il suolo. E poi Giovanni per tutti dice: «Ed ora raccoglici, Signore, perché noi siamo la tua eredità», e delle lacrime scendono sul volto del discepolo e dei compagni.

Gesù e Mannaen hanno un solo grido: «Giovanni!?».

«È stato ucciso…».

La parola cade come fosse un enorme fragore che copra ogni rumore del mondo. Eppure è stata detta molto piano. Ma pietrifica chi la dice e chi la sente. E sembra che la Terra, per raccoglierla e per raccapricciarne, sospenda ogni suo rumore, tanto vi è un periodo di silenzio profondo e di profonda immobilità negli animali, nelle fronde, nell’aria. (EMV 270.3)

Dopo essersi raccolto in preghiera, Gesù accoglie Mattia, Giovanni e Simeone come suoi discepoli:

Gesù riapre la bocca e gli occhi. Il suo viso, il suo sguardo, la sua voce, hanno ripreso la maestà divina che gli sono abituali. Solo permane una grave mestizia temperata di pace.

«Venite. Mi racconterete. Da oggi siete miei».

E li conduce nella stanza chiudendo la porta, socchiudendo le tende, a temperare la luce, a far raccoglimento intorno al dolore e alla bellezza della morte del Battista, a far separazione fra questa perfezione di vita e il mondo corrotto. (EMV 270.4)

Durante il Terzo anno della Vita pubblica[17] Mattia, insieme ad altri discepoli ex pastori, contempla Gesù che si è rifugiato in preghiera nella grotta della Natività a Betlemme. Dopo aver dato ai compagni dei saggi consigli decide di consacrare la sua vita al Divino Volere dicendo:

«Io vorrei… Sì, lo faccio! L’Altissimo è qui presente. Io mi offro e dico: “Signore Iddio altissimo, Dio e Padre del tuo popolo, che accetti e consacri i cuori e gli altari e immoli le vittime a Te gradite, scenda come un fuoco il tuo volere e mi consumi vittima con Cristo, come Cristo e per Cristo, tuo Figlio e tuo Messia, mio Dio e Maestro. A Te mi raccomando. Esaudisci la mia preghiera”». E Mattia, che ha pregato alzandosi in piedi a braccia levate, torna a sedere sul fastello di fascine che li accoglie. (EMV 538.9)

Nel periodo della Preparazione alla Passione di Gesù, la notte del Mercoledì Santo, Mattia interroga Gesù sul destino del Tempio:

Mattia, l’ex pastore, si avvicina a Gesù e chiede: «Signore e Maestro mio, io ho molto pensato coi compagni alle tue parole finché la stanchezza ci prese, e dormimmo prima di avere potuto risolvere il quesito che ci eravamo posti. E ora siamo più stolti di prima. Se abbiamo bene capito i discorsi di questi giorni, Tu hai predetto che molte cose si cambieranno benché la Legge resti immutata e che si dovrà edificare un nuovo Tempio, con nuovi profeti, sapienti e scribi, contro il quale saranno date battaglie, e che non morrà, mentre questo, sempre se si è capito bene, pare destinato a perire».

«È destinato a perire. Ricorda la profezia di Daniele…».

«Ma noi, poveri e pochi, come potremo edificarlo di nuovo se fecero fatica a edificare questo i re? Dove lo edificheremo? Non qui, perché Tu dici che questo luogo resterà deserto sino a che essi non ti benediranno come mandato da Dio».

«Così è».

«Nel tuo Regno, no. Siamo convinti che il tuo Regno è spirituale. E allora come, dove lo stabiliremo? Tu ieri hai detto che il vero Tempio — e non è quello il vero Tempio? — che il vero Tempio, quando crederanno di averlo distrutto, allora sarà che salirà trionfante alla Gerusalemme vera. Dove è dessa? Molta confusione è in noi».

«Così è. I nemici distruggano pure il vero Tempio. In tre giorni Io lo farò risorgere, e non conoscerà più insidia salendo dove l’uomo non può nuocere. (EMV 596.38)

Carattere ed aspetto fisico

San Mattia Apostolo
Basilica di Santa Maria Maggiore (Roma): San Mattia Apostolo

Mattia esercita una grande influenza sugli altri discepoli, sia per la sua saggezza e sia per la sua giustizia che gli conferiscono un'autorità naturale, come osserva e annota la stessa Maria Valtorta:

«[…] dice Mattia, che ho l’impressione sia il più autorevole per sapienza e giustizia fra i pastori». (EMV 538.7)

Per le sue comprovate e riconosciute qualità di fedele discepolo, insieme a Giuseppe detto il giusto, figlio di Giuseppe di Betlemme, uno dei pastori della Natività anch'egli ucciso (come il padre di Mattia) durante gli eventi relativi alla strage degli Innocenti, viene proposto come dodicesimo apostolo[18] in sostituzione di Giuda di Keriot.

Sappiamo anche che era alto di statura, perché Gesù gli dice:

“Tu, Mattia, che alto sei, puoi prendere una mia veste” (EMV 270.7)

Percorso apostolico

Secondo quanto detto da Pietro e riportato negli Atti degli Apostoli, Mattia faceva effettivamente parte di “coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo[19]:

«Bisogna dunque che di questi uomini, i quali sono stati insieme con noi per tutto il tempo in cui il Signore Gesù è stato con noi, andando e venendo, a cominciare dal Battesimo da parte di Giovanni fino al giorno in cui di mezzo a noi fu assunto al Cielo, uno sia con noi costituito testimone della Risurrezione di Lui. E occorre farlo con sollecitudine, perché sia presente con noi al Battesimo di Fuoco, del quale il Signore ci ha parlato, onde egli pure, che non ricevette lo Spirito Santo dal Maestro Ss., lo riceva direttamente da Dio e ne sia santificato e illuminato, ed abbia le virtù che noi avremo, e possa giudicare e rimettere e fare ciò che noi faremo, e siano validi e santi i suoi atti.

[…] Proponete dunque voi qualche nome fra questi, onde si possa eleggere il dodicesimo apostolo secondo gli usi del nostro popolo, lasciando nelle occorrenze più gravi al Signore altissimo la potestà di indicare, Lui che sa». (EMV 639.4)

Il gruppo degli apostoli si consulta fra loro, poi vengono proposti Giuseppe detto il giusto e Mattia e tutti pregano il Signore, prima di tirare a sorte:

«Maran-atà», fanno coro tutti.

Non avendo dadi o altra cosa con cui tirare la sorte, e non volendo usare denaro per questa funzione, prendono dei sassetti sparsi nel cortile, dei poveri sassolini, tanti di bianchi, tanti di scuri, in numero uguale, decidendo che quelli bianchi sono per Mattia e gli altri per Giuseppe, e li chiudono in una borsa che vuotano da ciò che conteneva, la scuotono e la offrono a Pietro che, tracciato su essa un gesto di benedizione, vi immerge la mano e, pregando con gli occhi al cielo che si è fiorito di stelle, estrae un sasso: bianco come neve. (EMV 639.5)

Mattia è stato il primo apostolo ad essere eletto per successione apostolica, da quel momento gode della pienezza delle prerogative e dell'autorità apostolica. Attraverso la successione apostolica, infatti, i Vescovi di ogni luogo e tempo continuano a tramandare l'autorità conferita da Cristo alla Chiesa e custodiscono e trasmettono il Deposito della Fede cristiana, mantenendo il legame con la primitiva comunità di Gerusalemme[20].

Il Signore ha indicato Mattia per successore di Giuda.

Pietro passa sul davanti della tavola e lo abbraccia «per farlo simile a lui», dice. Anche gli altri dieci ripetono lo stesso gesto fra le acclamazioni della piccola folla.

In ultimo Pietro, dopo esser tornato al suo posto tenendo per mano l’eletto che tiene al suo fianco — così Pietro è ora fra Mattia e Giacomo d’Alfeo — dice: «Vieni al posto che Dio ti ha serbato e cancella con la tua giustizia il ricordo di Giuda, aiutando noi, tuoi fratelli, a compiere le opere che Gesù Ss. ci ha detto di compiere. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia sempre con te».

Si volge a tutti congedandoli… (EMV 639.6)

Pentecoste di Lorenzo Ferri
Pentecoste di Lorenzo Ferri dal volume “Valtorta and Ferri” (colorizzato)

È presente, come dodicesimo apostolo, all'effusione dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste[21]. Maria Valtorta, nella 'visione' del 27 aprile 1947, descrive quanto avviene nel Cenacolo e coloro che erano presenti:

La Vergine, seduta sola sul suo sedile, ha ai lati, sui lettucci, Pietro e Giovanni: alla destra Pietro, alla sinistra Giovanni. Mattia, il novello apostolo, è tra Giacomo d’Alfeo e il Taddeo. Davanti a Lei, la Madonna ha un cofano largo e basso di legno scuro, chiuso. Maria è vestita di azzurro cupo. Ha sui capelli il velo bianco e sopra questo il lembo del suo manto. Gli altri sono tutti a capo scoperto. (EMV 640.2)

Origine del suo nome

Deriva dall'ebraico Mattityahu che significa “dono di Dio” o “dono dell'Eterno”. Il nome Mattia condivide la stessa origine della variante Matteo. Riferimento storico: il sacerdote Mattatia, il padre dei fratelli Maccabei, liberatori di Israele[22].

Dove lo incontriamo nell’Opera?

Volume 1: EMV 30 EMV 75

Volume 2: EMV 81 EMV 89 EMV 127 EMV 148

Volume 4: EMV 270

Volume 6: EMV 404 EMV 405

Volume 8: EMV 526 EMV 538

Volume 9: EMV 574 EMV 596

Volume 10: EMV 608 EMV 609 EMV 623 EMV 624 EMV 626 EMV 636 EMV 638 EMV 639 EMV 640 EMV 641

Per saperne di più su questo personaggio

Dizionario dei personaggi
Dizionario dei personaggi dell'Evangelo secondo Maria Valtorta”, di René Laurentin, François-Michel Debroise, Jean-François Lavère - Salvator (2011)
Tomba di San Mattia
Basilica di Santa Giustina a Padova (Italia): L'arca di san Mattia apostolo

La seguente 'voce' di San Mattia apostolo è stata estratta e tradotta in italiano dal libro “Dictionnaire des personnages de l'évangile selon Maria Valtorta” di mons. René Laurentin, François-Michel Debroise e Jean-François Lavère:

San Mattia viene festeggiato il 14 maggio.

Secondo il prof. Johann Nepomuk Sepp, Mattia, originario di Betlemme, era uno dei giovani pastori testimoni della Natività, prima di diventare discepolo e apostolo di Gesù[23]. Prima di J. N. Sepp, anche il Beato Jacopo da Varazze (XIII secolo), nella sua opera Legenda Aurea, aveva ripreso la tradizione che lo voleva «nato a Betlemme da una famiglia illustre»[24].

La tradizione gli attribuisce l’evangelizzazione dell'Egitto e dell'Etiopia. Di ritorno in Giudea, fu lapidato e poi decapitato nell'anno 63 (o 64) d.C. quando aveva circa 85 anni. Doveva, quindi, aver avuto circa vent'anni al momento della Natività e circa cinquant'anni durante la vita pubblica di Gesù.

Secondo Clemente Alessandrino (II secolo), Mattia avrebbe scritto un Libro delle Tradizioni[25].

Origene (II secolo) gli attribuisce un vangelo[26] oggi perduto, ma che venne citato da sant'Ambrogio, san Girolamo e San Beda il Venerabile. Tale documento era stato classificato come apocrifo da papa Gelasio I nel V secolo.

Clemente Alessandrino riferisce che, nella sua evangelizzazione, egli insisteva principalmente sulla necessità di mortificare la carne, reprimendo i desideri sensuali. Contegno che che egli attribuiva a Gesù Cristo e che lui stesso metteva in pratica. Clemente cita questa sua massima: «Bisogna combattere la propria carne e domarla completamente, rifiutandogli tutto ciò che chiedono i suoi sfrenati desideri. Bisogna, al contrario, fortificare e far crescere l'anima, attraverso la fede e la conoscenza».

Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, portò i suoi resti a Roma e depose una parte delle sue reliquie nella Basilica di Santa Maria Maggiore; un’altra parte la donò a Sant'Agrizio vescovo di Treviri, che la collocò nell'attuale Basilica di San Mattia a Treviri (in Germania). Tuttavia, secondo la Società dei Bollandisti[27], le reliquie che si trovano in Santa Maria Maggiore a Roma, sarebbero da attribuire ad un omonimo San Mattia, che fu vescovo di Gerusalemme intorno all'anno 120 d.C..

Secondo un'altra tradizione la tomba di San Mattia apostolo si trova nella Basilica di Santa Giustina a Padova, all'interno del transetto destro. Una imponente arca marmorea, realizzata nel 1562 da Giovanni Francesco de Surdis, custodisce alcune reliquie dell'apostolo. Nel transetto opposto è collocata l'arca che ospita le reliquie di san Luca Evangelista.

Note

  1. EMV 30
  2. Lc 10,1
  3. Atti 1,23-26
  4. EMV 30
  5. EMV 608
  6. EMV 609
  7. EMV 626
  8. EMV 638
  9. nel secondo periodo di 4 mesi
  10. EMV 82
  11. Gv 3,23
  12. nel primo periodo di 4 mesi
  13. nel terzo periodo di 4 mesi
  14. EMV 270.5
  15. Mt 14,6-12 e Mc 6,21-29
  16. Mt 14,12
  17. nel terzo periodo di 4 mesi
  18. EMV 639
  19. Atti 1,21-22
  20. Compendio Catechismo Chiesa Cattolica: §176
  21. EMV 640
  22. 1Mac 2,1
  23. Johann Nepomuk Sepp, “Vita di Nostro Signore Gesù Cristo” I (1861)
  24. Legenda Aurea, San Mattia apostolo di Jacopo da Varazze
  25. in Stromateis di Clemente Alessandrino, Vol. 2
  26. Origene, Homiliae in Lucam
  27. un gruppo di eruditi gesuiti del XVII secolo