Ennio Cassio
È un nobile e ricco patrizio romano (originario della città romana di Liternum), esiliato in Palestina.
Nell'Opera di Maria Valtorta, durante il Terzo anno della Vita pubblica di Gesù[1], lo incontriamo al mercato di Cesarea Marittima, preceduto da una decina di schiavi carichi di sacche e fagotti, mentre parla con altri due patrizi romani di nome Floro Tullio Cornelio e Marco Eracleo Flavio e li informa che sta organizzando una grande cena, seguita da una nuova orgia, per quella stessa sera. Tutti i notabili romani della città vi sono invitati. Ennio Cassio ha acquistato, per una grossa cifra (ventimila sesterzi/duecento aurei), una giovanissima schiava originaria della Gallia di nome Aurea Galla, allo scopo di profanarne l'illibatezza durante il festino. Ennio Cassio è un malvagio, un depravato, che sperpera le ricchezze ereditate dagli avi per godere dei piaceri della vita che, per lui, è solo senso:
«Se ti udisse… Oh! eccolo!».
«Chi?».
«Il Nazareno che ha stregato le nostre dame. È alle tue spalle…».
Ennio si volta come avesse alle spalle un aspide. Guarda Gesù che avanza lentamente fra la gente che gli si accalca intorno, povera gente del popolo e anche schiavi di romani, e ghigna: «Quello straccione?! Le donne sono delle depravate. Ma fuggiamo, che non streghi noi pure! Voi», dice finalmente ai poveri suoi schiavi, rimasti tutto il tempo sotto i loro carichi, simili a cariatidi per le quali non c’è pietà, «voi andate a casa e lesti, ché avete perso tempo fino ad ora e i preparatori attendono le spezie, i profumi. Di corsa! E ricordate che c’è la sferza se tutto non è pronto al tramonto».
Gli schiavi vanno via di corsa, e più lentamente li segue il romano coi due amici… (EMV 425.5)
Ma Gesù ha ascoltato il disgustoso progetto di Ennio Cassio e desidera salvare dalla violenza la giovane fanciulla. Quel giorno stesso, inviate in missione da Claudia Procula, si recano a trovarlo a Cesarea Marittima, in gran segreto, le dame romane Plautina, Lidia, Valeria e la liberta Albula Domitilla. Il Signore approfitta di questo incontro per chiedere soccorso a Claudia Procula, la moglie di Ponzio Pilato, affinché possa liberare Aurea Galla:
Un silenzio… Poi ancora Plautina, senza rispondere in merito, dice: «E che potrebbe fare Claudia?».
«Salvare quella creatura. Una fanciulla comperata per godimento dal romano. Una vergine che domani non sarà più tale».
«Se egli l’ha comperata… gli appartiene».
«Non è un mobile. Dentro alla materia vi è uno spirito…».
«Maestro… le nostre leggi…».
«Donne: la Legge di Dio!…».
«Claudia non va alla festa…».
«Non le dico di andarvi. Vi dico di dirle: “Il Maestro, per avere certezza che Claudia non lo incolpa, le chiede aiuto per quest’anima fanciulla”…».
«Lo diremo. Ma non potrà nulla… Schiava acquistata… oggetto di cui si può disporre…».
«Il cristianesimo insegnerà che lo schiavo ha un’anima pari al Cesare, migliore nella più parte dei casi, e che quell’anima appartiene a Dio, e chi la corrompe è maledetto». Gesù è imponente nel dire ciò.
Le donne ne sentono l’impero e la severità. Si inchinano senza obbiettare. Si rimettono i mantelli e i veli e dicono: «Riferiremo. Salve, Maestro».
«Addio».
Le donne escono nella piazza calda. (EMV 426.8)
Claudia Procula, pur con ripugnanza, decide di intervenire al festino e, approfittando dell’ubriachezza di Ennio, gli propone uno scambio: la giovane schiava Aurea Galla in cambio della promessa di aiutarlo a ottenere dal Proconsole il permesso di rientrare a Roma, suo più grande desiderio. L’accordo, strappato con fatica, viene infine concluso, e la fanciulla viene subito allontanata per evitare che il padrone possa cambiare idea. Affidata a Lidia e scortata dallo schiavo Callisto, alle prime luci dell'alba viene consegnata a Gesù che con gli Apostoli lascia immediatamente Cesarea Marittima e accompagna Aurea Galla fino a Nazaret per essere affidata a Maria.
Per saperne di più su questo personaggio
L’esistenza e la potenza della gens Cassia è attestata nel I° secolo. All’epoca in cui si svolge l’episodio descritto, Lucio Cassio Longino era il marito di Drusilla, figlia di Germanico. Un altro membro della famiglia, Caio Cassio Longino, fu governatore della Siria sotto l’imperatore Claudio. Ennio Cassio è senza dubbio legato da parentela con l’uno o con l’altro. Ad ogni modo, i duecento aurei (ventimila sesterzi) che spende per l’acquisto di una schiava, lo fanno supporre membro di una famiglia agiata. Quanto a Floro Tullio Cornelio, egli è membro della prestigiosa famiglia di Cicerone.
Dove lo incontriamo nell’Opera?
- ↑ nel secondo periodo di 4 mesi